domenica 26 marzo 2017

Fermiamo quelle armi ora!



Yemen, a due anni dall'inizio del conflitto la società civile italiana chiede di fermare le armi per bloccare la guerra

Lettera al Ministro Alfano da parte di sei organizzazioni dell'associazionismo italiano (Amnesty International, Oxfam, Movimento dei Focolari, Fondazione Banca Etica, Opal Brescia, Rete Italiana per il Disarmo) con il sostegno del missionario Comboniano Alex Zanotelli.

A seguito di settimane di scontri tra ribelli Houti e le forze presidente eletto Hadi, e con quest'ultimo in fuga, il 26 marzo 2015 una coalizione guidata dall’Arabia Saudita e comprendente i Paesi del Golfo Persico (eccetto l’Oman) insieme ad Egitto, Giordania, Marocco e Sudan lanciarono i bombardamenti dell’operazione chiamata “tempesta decisiva”. L'inizio di una sanguinosa guerra nello Yemen che dopo due anni non accenna a placarsi.

Secondo le Nazioni Unite, che fin da subito hanno iniziato a sottolineare una crisi umanitaria sempre crescente causata dal conflitto, in 24 mesi di scontri ci sono stati oltre 4.500 morti civili, con oltre 8.000 feriti, e un numero di sfollati che supera i tre milioni. Sempre secondo le strutture Onu sul Paese incombe “un grave rischio di carestia”: quasi 7,3 milioni di yemeniti avrebbero bisogno di un urgente aiuto alimentare e oltre 430.000 bambini soffrono di malnutrizione grave.
Sulle città e paesi dello Yemen sono stati sperimentate da entrambe le parti in causa tecniche militari particolarmente distruttive nei confronti della popolazione civile, come esempio gli attacchi “double tap” che mirano non solo a distruggere gli obiettivi ma anche di uccidere i soccorritori


Di fronte a questa situazione ormai insostenibile Amnesty International, Oxfam, Movimento dei Focolari, Fondazione Banca Etica, Opal Brescia, Rete Italiana per il Disarmo hanno deciso di scrivere al Ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale Angelino Alfano per sollecitare un ruolo positivo dell'Italia nella crisi, che non si limiti solo a lenti passi diplomatici.

 Le realtà della società civile, che già da mesi si sono occupate della questione yemenita, si sono dette ancora una volta fortemente preoccupate del fatto che l’Italia stia continuando a fornire all’Arabia Saudita e ai membri della sua coalizione sistemi militari e munizionamento che alimentano il conflitto, nonostante diversi rapporti e notizie attendibili dimostrino le gravi e reiterate violazioni delle convenzioni internazionali su diritti umani e diritto umanitario da parte della coalizione a guida saudita. 

mercoledì 22 marzo 2017

Una visione comune davanti la storia



Pax Christi, Caritas e Focolari
da Adista Notizie n.12 del 25 marzo 2017
In vista degli appuntamenti all’Assemblea generale dell’Onu, in programma dal prossimo 27 marzo, in cui si avvieranno i negoziati per un trattato sulla messa al bando delle armi nucleari, il card. Francesco Montenegro (presidente di Caritas italiana e vescovo di Agrigento) e mons. Giovanni Ricchiuti (presidente di Pax Christi e vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti) fanno appello al governo italiano perché si impegni «in modo attivo e costruttivo» per il disarmo nucleare.

Il punto di riferimento è il messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale della pace dello scorso 1 gennaio 2017. «Rivolgo un appello in favore del disarmo, nonché della proibizione e dell’abolizione delle armi nucleari: la deterrenza nucleare e la minaccia della distruzione reciproca assicurata non possono fondare questo tipo di etica», disse allora il papa. E i presidenti di Caritas e Pax Christi rilanciano il richiamo di Francesco. «È fondamentale un impegno serio e approfondito perché la messa al bando delle armi nucleari divenga realtà e sia vincolante per ogni Stato», scrivono in una nota congiunta il card. Montenegro e mons. Ricchiuti. «Il rischio nucleare che l’umanità intera oggi corre è altissimo. Le armi nucleari provocano danni irreversibili, hanno conseguenze umanitarie catastrofiche per l’ambiente e per tutta l’umanità e il loro uso, in qualsiasi circostanza, è ingiustificabile. Una via senza ritorno», come del resto già indicò il Concilio Vaticano II con la Gaudium et Spes: «Ogni atto di guerra, che mira indiscriminatamente alla distruzione di intere città o di vaste regioni e dei loro abitanti, è delitto contro Dio e contro la stessa umanità e va condannato con fermezza e senza esitazione».


Per questo, esortano i presidenti di Caritas e Pax Christi, «chiediamo che anche l’Italia partecipi in modo attivo e costruttivo agli appuntamenti all’Assemblea generale dell’Onu, a cominciare dal prossimo 27 marzo. Invitiamo tutti i gruppi, le associazioni, le singole persone, i movimenti, le parrocchie, le istituzioni, ecc. a prendere coscienza della grave situazione che il mondo vive oggi e a far pressione perché il nostro governo si impegni direttamente e attivamente a favore del disarmo nucleare».

I Focolarini denunciano indifferenza e ignavia

Dal fronte internazionale a quello italiano, dove è invece il movimento dei Focolari ad intervenire ugualmente sul tema del disarmo, tramite una lettera firmata da Carlo Cefaloni (esponente dei Focolari nonché redattore di Città Nuova, mensile del movimento fondato da Chiara Lubich) e pubblicata dal quotidiano della Cei Avvenire (9/3) che denuncia la «violazione della legge 185/90 sulla produzione e sul commercio di armi a partire dal caso eclatante dell’invio di bombe in Arabia Saudita, Paese alla guida di una coalizione coinvolta nei bombardamenti sullo Yemen. Le risposte finora avanzate dagli esponenti del governo – prosegue la lettera – sono imbarazzanti quando si fanno scudo della mancanza di un veto dell’Onu. Come se la legge 185/90 e la stessa Costituzione non esistessero».

Anche in questo caso il riferimento è a papa Francesco, che «il 4 febbraio 2017 ci ha invitato laicamente a leggere la parabola del samaritano non limitandoci solo a soccorrere il ferito che resta sulla strada ma ad “agire soprattutto prima che l’uomo si imbatta nei briganti, combattendo le strutture di peccato che producono briganti e vittime”. Possibile che tante persone di coscienza che pure siedono in Parlamento possano restare indifferenti all’invio di bombe verso i Paesi in guerra?», chiede Cefaloni. «Non dare risposte vuol dire lasciare interi territori davanti al ricatto tra lavoro e concorso alla guerra. Senza una vera riconversione economica rischiamo solo di fare del facile moralismo che scarica il peso della responsabilità politica sulle spalle degli operai di una regione, come nel caso della Sardegna, investita duramente dalla crisi economica».

«Sono domande fuori luogo oggi nel 2017 a cento anni dal grido sull’inutile strage della Grande guerra», che «qualcuno ancora descrive come il luogo di nascita dell’unità nazionale?», chiude infine la lettera pubblicata dal quotidiano dei vescovi. «Nel 2014 al sacrario di Redipuglia, papa Francesco ha affermato che “anche oggi, dietro le quinte, ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, c’è l’industria delle armi”, coloro cioè che hanno impresso nel cuore il motto di Caino: “A me che importa?”. Proporre un percorso di pace a partire dalla necessità di disarmare l’economia vuol dire coltivare un giudizio realista ma non pessimista sull’essere umano che è invece capace di bene e di gratuità e quindi di andare oltre varie obbedienze per rispondere, citando don Lorenzo Milani a 50 anni dalla scomparsa, “a me importa”, “me ne prendo cura”». 


giovedì 9 marzo 2017

Scelte di Pace Riconvertiamo l’Economia che Uccide



Il Movimento dei Focolari in Italia promuove martedì 14 marzo 2017, in collaborazione con il gruppo editoriale Città Nuova, un incontro pubblico presso le aule dei gruppi parlamentari  a Roma sulla questione
“Scelte di pace. Riconvertiamo l’economia che uccide”
per contribuire a mettere al centro del dialogo politico e sociale la violazione della legge 185/90 circa l’invio di armi nei Paesi in guerra, come il caso eclatante delle bombe spedite dal nostro Paese all’Arabia Saudita, la politica industriale di Finmeccanica Leonardo e la presenza di ordigni nucleari nelle basi statunitensi sul territorio italiano.

Martedì 14 marzo 2017 ore 10 -13
Aula gruppi parlamentari Montecitorio
Via di Campo Marzio 74 Roma

Programma

Introduzione a cura di Silvio Minnetti
Presidente del  Movimento politico per l’unità

I nodi della guerra. Finanza e industria da riconvertire 
Contributi iniziali di Tina Marinari Amnesty International , don Renato Sacco Pax Christi , Maurizio Simoncelli, Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo   
Dialogo aperto con i parlamentari disponibili su
Violazione della legge 185/90 in merito alla vendita di armi ai Paesi in guerra
Scelte strategiche di Finmeccanica Leonardo
Trattato di non proliferazione nucleare e presenza di bombe atomiche nelle basi Usa di Aviano e Ghedi Torre  

Confronto su consumo critico e obiezione di coscienza
Un caso emblematico del Parlamento italiano. La proposta di legge interrotta sulle vittime nella Grande Guerra. Le ferite irrisolte della nostra storia. Giorgio Zanin
Nicoletta Dentico, Banca etica Francesco Naso, Economia e Felicità, Alfredo Scognamiglio Movimento dei Focolari Italia

Europa e Mediterraneo. Scenari di guerra e scelte di pace
Sergio Bassoli, portavoce di Rete pace, presenta l'appello “La nostra Europa Unita, democratica solidale” in vista della ricorrenza dei 60 anni dalla firma del trattato di Roma che ha istituito la Comunità economica europea
Durante l’incontro verranno letti alcuni brani di Igino Giordani sulla prima guerra mondiale da “Memorie di un cristiano ingenuo” e di don Lorenzo Milani da “Lettera ai cappellani militari” introdotta da Massimo Toschi


Dopo l'incontro nell’Aula dei Gruppi parlamentari di Montecitorio, gli organizzatori, propongono ai referenti delle associazioni disponibili e a chi vorrà liberamente aderire,  una verifica operativa nel merito delle questioni emerse  nell’incontro mattutino dalle ore 15 alle 17,30 presso l’Oratorio del Caravita, in via del Caravita 7, vicino Montecitorio.
Per  partecipare invia una mail a